Nel primo articolo della serie ho dato alcune premesse “filosofiche”, distillate dalle mie esperienze lavorative. Ora è il momento essere più “pratici”. Stabiliremo esplicitamente qualche caratteristica che il progetto da sviluppare deve avere, e definiremo cosa intendiamo per prodotto allo stato dell’arte. Come anticipato, mi focalizzerò sull’analisi di quei progetti che richiedono la realizzazione di “parti” elettriche ed elettroniche. Praticamente, la specifica di progetto è la risposta alla seguente domanda fondamentale:
Cosa deve fare il prodotto?
La domanda è ambigua perché ogni sua possibile risposta ha almeno due parti: una di esse è esplicita e possibilmente molto chiara, l’altra è implicita. La parte di risposta esplicita è quella dei requisiti funzionali, quella implicita è la parte quella dei requisiti normativi del prodotto. Queste due classi di requisiti non sono però distinte e indipendenti. Ci sono infatti requisiti funzionali che rispettiamo solo soddisfacendo anche certi requisiti normativi e, viceversa, ci sono requisiti normativi che difficilmente saremo in grado di soddisfare senza richiedere dati requisiti funzionali. I requisiti funzionali e quelli normativi sono quindi le proverbiali due facce di un unica medaglia: il problema da risolvere è semplicemente quello di progettare un prodotto allo stato dell’arte.
Requisiti funzionali
Dal Vocabolario Treccani:
funzióne s. f. [dal lat. functio –onis, der. di fungi «adempiere»]. – 1. Attività svolta abitualmente o temporaneamente in vista di un determinato fine, …
I requisiti funzionali definiscono tutto quello che è funzione del dispositivo, vale a dire tutto quello che al dispositivo è richiesto di fare.
La regola d’oro
Le specifiche funzionali hanno quindi un impatto diretto sul successo del prodotto: la regola d’oro da seguire è allora questa:
Non imporre requisiti inutili e/o ridondanti.
Aggiungere requisiti alla specifica per creare il prodotto “perfetto” o, peggio, per “stupire” ha effetti deleteri. Nel caso migliore, si complica semplicemente la realizzazione del progetto, con ritardi di realizzazione e possibile blocco del progetto stesso. Nel caso peggiore, si trasforma una buona idea in un pessimo prodotto, o in qualcosa di troppo costoso per i clienti. Di conseguenza, il progetto può arrivare a compimento ma risultare un fallimento commerciale. Dobbiamo ricordare che il nostro obiettivo è creare un prodotto allo stato dell’arte: la perfezione è solo di Dio.
Allo scopo di evitare l’errore di caricare di requisiti la specifica, è utilissimo parlare con molti (anche solo potenziali) clienti: si deve capire cosa è loro necessario, quale bisogno andiamo a soddisfare, quali possono essere dei desiderata legati alla loro attività. In una parola, è utile fare un buon lavoro di marketing.
Alcuni requisiti tipici
Nel seguente elenco sono mostrati alcuni requisiti funzionali minimi che è comune trovare nelle buone specifiche di progetto :
- La forma. È fondamentale sapere quanto spazio abbiamo a disposizione per le diverse parti di un sistema. È ergonomia generalizzata, nel senso che non riguarda solo la facilità d’uso ma anche la realizzabilità in termini concreti. Il requisito si può esprimere in due modi. Il primo, più tradizionale, consiste nel dare le dimensioni lineari del volume occupabile (lunghezza, altezza e profondità): il secondo consiste nel condividere un disegno meccanico in file CAD. I vantaggi di questo secondo modo di procedere sono che permette la descrizione di formati complessi e l’uso di altri strumenti software per il progetto e permette l’integrazione nei software gestionali per la documentazione aziendale.
- La temperatura ambiente operativa/di stoccaggio. La temperatura dell’ambiente in cui operano o stazionano i sistemi è uno dei parametri che ne influenza di più le funzionalità. È un requisito molto importante, e la sua definizione richiede un lavoro piuttosto accurato. Di solito è dato in forma di una o più coppie di valori TMAX/Tmin. Queste coppie definiscono gli intervalli di temperatura ambientale entro i quali il sistema deve funzionare (con il massimo delle prestazioni) e/o essere immagazzinabile senza problemi di deperimento.
- La potenza assorbita e le tensioni di alimentazione. Lavoro ed energia sono sinonimi in fisica e ingegneria: per eseguire un qualsiasi lavoro si deve impiegare energia, e l’energia necessaria deve essere disponibile all’utilizzatore nei tempi necessari. I requisiti in esame definiscono precisamente questa necessità: solitamente si danno nella forma di un valore massimo di potenza assorbita e di uno più range di tensioni di alimentazione, a cui possono corrispondere valori di corrente massima assorbita.
- I costi del prodotto/sistema. Stabiliscono un limite di spesa per la realizzazione del singolo prodotto/sistema: se sono disponibili, danno una indicazione utile per la scelta delle tecnologie utilizzabili nel progetto. Tipicamente si danno in forma di una coppia di valori costo massimo – costo minimo, che possono servire anche definire una gamma di costi e includere modelli diversi della stessa famiglia di prodotto.
Requisiti normativi
I requisiti normativi sono spesso considerati come “imposizioni” di terze parti… ma non è così! Anche quando non riguardano il prodotto ma sono requisiti per l’azienda, come accade ad esempio con la ISO 9001, tentano di stabilire comunque un insieme di buone pratiche. Sono il frutto di un grande lavoro da parte degli enti normativi. E anche se in alcuni casi possono apparire senza senso, si deve considerare che sono sintesi di un gran numero di esperienze, quindi un giudizio sulla loro ragionevolezza è quantomeno immodesto. E sottolineo ancora una volta che è il rispetto di questi requisiti, insieme a quelli funzionali di cui abbiamo parlato sopra, che definisce un prodotto allo stato dell’arte.
Come si specificano?
I requisiti normativi vengono dati in forma di una lista di norme: questo di solito si fa elencando i titoli di dette norme nella specifica. La scelta di quali requisiti si possano/debbano applicare è sufficientemente complessa da meritare un post a parte in questa serie
Conclusioni
- Abbiamo parlato di prodotti allo stato dell’arte, non perfetti. Il prodotto perfetto non esiste: esistono solo prodotti cattivi, prodotti buoni (a volte ottimi).
- Potrebbe sembrare che la stesura di una specifica richieda uno sforzo notevole di scrittura. In realtà non è così: basta una riga di testo chiara per definire ciascun requisito.
- Non è necessario nemmeno dettagliare in modo minuzioso la specifica di progetto. Essa serve come linea guida per la discussione che avverrà, lungo la durata del progetto, tra project manager e gruppo di progettazione. Ognuno dei coinvolti la analizzerà e chiarirà eventuali dubbi o inesattezze, quindi è necessario che sia completa e precisa, ma non minuziosa. In fondo si tratta di una informazione fatta da specialisti per specialisti: usare un linguaggio settoriale, scarno ma denso di significati, è in questo caso lecito .
- E comunque anche in caso di progetti complessi, basta un solo foglio!

Esempio di specifica di progetto, redatta da un project manager di un leggendario costruttore di componenti elettronici.